GIANGRANDI GAETANO

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GIANGRANDI GAETANO

Bertinoro, 1928

Nel tempo, Gaetano Giangrandi ha sensibilmente variato gli interessi e le modalità espressive della sua pittura. La sua opera complessiva è tradizionalmente divisa in tre ampi periodi: un primo dedicato a paesaggi romagnoli ancora ingenui ma dotati di una forte carica aurorale; un secondo, definito come parigino, in cui, sommando varie esperienze del Novecento italiano ed europeo, giunge a una cifra stilistica graficamente e coloristicamente forte e aggressiva di cui la serie dei “gatti” costituisce il culmine; e un terzo in cui appaiono tangenze con certo surrealismo sia per l’iperrealismo della figurazione, spesso folta e congestionata, sia per le ambientazioni in spazi desolati indefiniti e indefinibili, quasi da dopo-bomba o extra terrestri. Giangrandi vive fino all’età di sedici anni a Cotignola, dove è allievo di Luigi Varoli. Poi, nell’immediato dopoguerra, si trasferisce al Castellaccio di Piangipane, nella campagna tra Ravenna e Bagnacavallo, per essere più a contatto con la natura e per fare ricerche sul colore e sulla luce. Verso la metà degli anni Cinquanta si reca a Parigi (dove è notato anche da Bernard Berenson) e poi soggiorna nei Paesi Bassi, in Inghilterra, in Spagna e visita altri paesi d’Europa e New York. Tiene numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero di cui si ricordano quelle di Ravenna del 1966 e del 1968 (curata da Giuseppe Fiocco) e di Milano del 1970 (curata da Enzo Fabiani). Pittore di vette e di cadute, Giangrandi è ancora in attesa di una revisione critica che metta il giusto accento sulla sua produzione migliore che ci sembra di potere individuare in quei momenti in cui la sua nitida, microscopica ed ossessiva indagine del reale si coniuga, creando un senso di spaesamento e di straniamento, con i soggetti e le realtà più comuni.

(F.B.)

Bibliografia essenziale

G. Fiocco, Gaetano Giangrandi
catalogo della mostra alla Galleria La Bottega di Ravenna
Ravenna 1968

E. Fabiani, Gaetano Giangrandi
catalogo della mostra alla Galleria Cortina a Milano
Milano 1970

Fondi

studio dell’artista, Ravenna

News

Raffineria di petrolio e Pesca lungo il canale appartengono alla prima fase produttiva dell’artista, allora poco più che ventenne. La “bella maniera” che pur Varoli gli deve avere insegnato, viene, con spirito ribelle, disattesa. I soggetti sono oltremodo banali, le pennellate appaiono maldestre e incerte come nei più popolari “ex voto” e le descrizioni formali in odore di approssimazione e di brutalismo infantile ma raro, e ravvisabile solo nel migliore Utrillo, è l’abbandono innocente, gioioso e triste al tempo stesso, a una visione senza filtri mentali e culturali della realtà.

2021-01-22T10:50:48+00:00agosto 6th, 2015|Artisti, G|