FOLLI UMBERTO

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FOLLI UMBERTO

Massa Lombarda, 1919 – 1989

Umberto Folli inizia, giovanissimo, a lavorare per un decoratore locale, poi frequenta la Scuola d’Arti e Mestieri di Cotignola diretta da Luigi Varoli e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove segue i corsi di Giovanni Romagnoli e di Giorgio Morandi. Nel 1942 esegue gli affreschi della Chiesa di Sant’Agata sul Santerno e nel 1943, con recensione di Francesco Balilla Pratella, tiene la sua prima mostra personale a Ravenna. Nell’immediato dopoguerra si dedica all’insegnamento e alla rifondazione della Scuola d’Arti e Mestieri di Massa Lombarda. Nel 1952 e nel 1953 partecipa alla Quadriennale di Roma e poi si trasferisce per due anni a Milano dedicandosi a impegni minori ma dove, comunque, la sua pittura viene apprezzata da Carlo Carrà. Nel 1956-57 decora le scuole di Russi e, dai primi anni Sessanta, si dedica con impegno all’insegnamento: prima al Liceo Artistico e, poi, all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, incarico che manterrà fino al pensionamento nel 1989. Allievo prediletto di Luigi Varoli, amico e sodale di Ilario Rossi, Ettore Panighi, Francesco Verlicchi e Giulio Ruffini, Folli concepisce la pittura e l’insegnamento come impegni morali in nome di una trasmissione di conoscenze e di idealità che affonda le proprie radici nella grande tradizione della bottega dell’arte italiana e in una affettuosa confidenza con un piccolo mondo, artistico e umano, dal quale sa estrarre schegge di universalità. Immune da compromessi con un realismo di tipo impegnato e ideologico e da influenze neo-avanguardistiche, la sua pittura rimane saldamente e coltamente figurativa anche in anni difficili per i destini del “mestiere dell’arte” e delle espressioni artistiche tradizionali, contribuendo, però, a formare per via diretta o indiretta, nuove leve fuori dal coro che oggi stanno ottenendo il giusto riconoscimento. Mito locale in una provincia apertamente alla deriva e ai margini dei grandi flussi dell’arte e della cultura contemporanee, Folli fa di questo isolamento un valore che gli permette, pur con puntate alle principali mostre italiane e anche all’estero, di proseguire in una solitaria ricerca di una vera qualità della pittura. I suoi riferimenti privilegiati vanno a maestri dell’antichità ma anche a protagonisti del Novecento come Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner, Chaim Soutine o Constant Permeke (non escludendo italiani come Mario Sironi, esponenti della Scuola Romana ed esiti informali di tipo materico che nella sua pittura trovano strutturazione e ritorno alla significazione). Decisamente originale è la sintesi operata da Folli: impeccabile da un punto di vista formale e al tempo stessa aliena da autocompiacimenti. Ogni colore e ogni tratto, pur apparendo svelti e gettati sulla tela con sprezzatura, sono attentamente calibrati e calcolati e, però, contraddetti da una interruzione, da una sospensione, da una improvvisa e contraddittoria variazione tonale. Magnifico orchestratore, Folli sa ammaliare e incantare ma anche creare urti, sussulti e tensioni. La stessa scelta dei soggetti (modelle grasse e anticonvenzionali, somare gravide, personaggi locali più o meno caratteristici o altri irrigiditi nelle pose più canoniche e oggetti banali quali girasoli, stufe o sedie pieghevoli) sta a denotare un atteggiamento di aperta sfida, nel nome di una rinnovata e ritrovata vocazione umanistica dell’arte. Parimenti, la complessità della sua figurazione (cui concorrono molte voci dell’arte moderna anche di tendenza astratta e informale) dimostra capacità e superiorità nel saper contenere al proprio interno una magica pluralità di espressioni. Il tutto, con signorile ironia. Avaro di mostre, Folli ha tenuto poche personali (Ravenna, 1945 e 1970 e Lugo 1988) e ha partecipato a un numero relativamente esiguo di collettive soprattutto in ambito romagnolo.

(F.B.)

Bibliografia essenziale

Umberto Folli. Dipinti dal 1940 al 1989
a cura di L. Gavioli con testi di M. Carrà e C. Spadoni, catalogo della mostra alla Loggetta lombardesca di Ravenna
Milano 1999

Fondi

Museo d’Arte della Città, Ravenna

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Da Nudo a bocconi del 1957, ancora intriso di informazioni provenienti dal bacino figurativo novecentesco non solo italiano, a Veduta di Massa Lombarda del 1974-75, minimale e quasi astratta nella raffinata descrizione del panorama urbano locale, Folli evolve il proprio linguaggio espressivo verso semplificazioni e ricerche formali e tonali che hanno un culmine in Ritratto di Susi.

2021-01-22T10:49:33+00:00agosto 6th, 2015|Artisti, F|