MINGOTTI ALBERTO

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MINGOTTI ALBERTO

Faenza, 1954

Alberto Mingotti è scultore con la ceramica. Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, Mingotti apre con un socio uno studio a Forlì dove, dal 1977 al 1983, realizza maioliche a lustro. Una pratica cui farà successivamente ricorso per il suo lavoro scultoreo e una permanenza che gli permette di conoscere le nuove leve dell’arte locali che, verso i primi anni Ottanta, si organizzano nel gruppo Eclissi in nome di un recupero della figurazione e delle tradizionali discipline artistiche. Nell’ambito di una nuova figurazione e di un’arte colta Mingotti organizza le sue prime mostre personali e collettive. Arturo Martini è un suo maestro di riferimento. Nel 1980 ottiene l’incarico di docente all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza. Si reca in Francia e in Ungheria per motivi di studio e si dedica anche ad una attività di critico e di saggista che culmina nella confessione di poetica “Carte per il fuoco” del 1989. Del 1988 è la sua prima mostra personale cui seguono quelle di Ferrara (1991), Bologna (1992), Albisola (1995), Galleria il Polittico di Roma (1997), Cesena (2000), Pesaro (2003-04), Faenza (2005). Numerose sono le partecipazioni a mostre collettive in Italia e all’estero. Nel 1995 colloca a Bologna un’opera plastica per ricordare le vittime del disastro aereo del 1990 e nel 2004 una sua scultura è acquisita dal Senato della Repubblica Italiana per la collezione di Palazzo Madama. Marco Di Capua, Walter Guadagnini, Bruno Mantura, Mario Quesada, Alessandro Riva e Arnaldo Romani Brizzi si interessano al suo lavoro. Nel 2007 Edward Lucie-Smith lo inserisce nel volume “Scultura neofigurativa italiana” pubblicato per conto della Galleria il Polittico di Roma. La scultura ceramica di Mingotti è ad un tempo aspra come la terra da cui deriva e dolce e gentile come gli smalti che la ricoprono; popolare e colta; contadina e nobile; ingenua e sofisticata. Ambivalente è anche il suo rapporto con la tecnica ceramica che gli permette un privilegiato aggancio con la tradizione dell’arte in forza della sua lunghissima vita e occasioni di fertile anacronismo all’interno di una narrazione disincantata e sublimata del quotidiano. I suoi soggetti preferiti sono le persone e le cose che conosce meglio ma che, con pose, situazioni compositive e aggettivazioni quasi surrealiste, riesce a rendere testimoni inattuali di un mondo innocente, giocoso, sereno e lieve.

(F.B.)

Bibliografia essenziale

F. Tamburini, Close-up Alberto Mingotti
con testi di G. Bojani, P. Henriques, A. Romani Brizzi, F. Trebbi, catalogo della mostra nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Pesaro
Rimini 2004

Alberto Mingotti
con testi di A. Riva e M. Pezza, catalogo della mostra alla Galleria della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino
Rimini 2005

Fondi

studio dell’artista, Castel Bolognese

News

In A bassa voce e in L’uditore, Mingotti mette in scena due atti dedicati all’ascolto e all’udito: una sfida per la scultura. In A bassa voce l’effetto di spiazzamento è incrementato dalla presenza di una figura simbolica in scala ridotta che rende surrealista questa “conversation piece”. In L’uditore, il gesto banale e la sintetica ma più realistica resa del soggetto concorrono a una visione metafisica del quotidiano. Il colore rosso che avvolge le due plastiche rende le figure innaturali e distanti, senza tempo né luogo precisi.

2021-01-22T11:00:16+00:00agosto 4th, 2015|Artisti, M|