RONCHI CESARE

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RONCHI CESARE

Imola, 1936

Cesare Ronchi frequenta l’Istituto d’Arte per la Ceramica di
Faenza dove ottiene il diploma nel 1959 e terrà successivamente la cattedra di Plastica. Negli anni Sessanta si dedica soprattutto alla ceramica ottenendo premi e segnalazioni in vari concorsi: Vicenza, Lerici, Bassano del Grappa, Macerata, Lecce, Fermo, Napoli e Matera. Nel 1970 vince il concorso per due grandi pannelli in pietra per il porto di Ancona. Dal 1972 inizia ad interessarsi anche al bronzo e al legno e durante questo decennio espone a Rimini, Gubbio, Gualdo Tadino, Castellamonte, Terni, Castelli, Ravenna (Mostra Internazionale del Bronzetto Dantesco del 1974), Expo Arte di Bari e in varie località della Toscana. Nel 1982 prendono corpo contatti internazionali: Galleria Barenson a Boca Raton (USA), New York Art Expo del 1982 e Artmarks di Toronto nel 1983. Nello stesso anno, Enrico Crispolti lo invita a partecipare alla mostra itinerante “Terre lontane” e, nel 1984, alla mostra romana “La scultura disegnata”. Miscelando ceramica e bronzo, Ronchi esegue sculture anche di notevole dimensione destinate a luoghi pubblici. Tra le opere più significative in questo ambito si ricordano quelle collocate nel parco di Villa Ghironda a Zola Predosa, nell’area antistante la ditta CEFLA di Imola, nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Verona, all’Ospedale di Sant’Anna di Ferrara, nella Cassa di Risparmio di Imola, nella chiesa di San Giovanni Evangelista ad Ascoli Piceno e in palazzo Vespignani a Imola.
“Sono un osservatore, guardo e interpreto”, così Ronchi si autopresenta.
Con naturalezza di pensiero, con facilità esecutiva e con empatica adesione ai soggetti prescelti – cavalli, nudi femminili, fiori, foglie, alberi, civette, porcospini, spighe di grano – Ronchi porta soggetti inusuali nel panorama dell’arte contemporanea verso esiti certamente in debito con la grande tradizione verista novecentesca romagnola ma anche in credito nei confronti delle nuove generazioni emerse a partire dai primi anni Ottanta quando si registrano un abbandono di ormai stanchi concettualismi legati alla “crisi” o alla “morte dell’arte” e un ritorno alle pratiche della grande tradizione italiana.
Precipua di Ronchi è la cifra con la quale raccoglie le spighe di grano in covoni ricolmi di sapienza grafica, sue sono le contorsioni del tronco di un albero che diviene esercizio di prove quasi astratte, sue sono le deformazioni cui porta i modelli di riferimento per esaltarne le caratteristiche fisiche e le implicazioni psicologiche. Con Ronchi, il dialogo tra scultura, figurazione e natura trova nuove vie e inedite aperture.

(FB)

Bibliografia essenziale

 Cavalli, disegni e sculture di Cesare Ronchi, a cura di G.SegatoVerona, 1991.

Cesare Ronchi. Lacerti e bestiari, miti e cavalli, a cura di Gian Carlo Bojani Verona 2001

Fondi

Opere: studio dell’artista Castel Bolognese

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2021-01-22T11:05:31+00:00luglio 31st, 2015|Artisti, R|