MARCHINI GIOVANNI

/, M/MARCHINI GIOVANNI

MARCHINI GIOVANNI

Forlì, 1877 – 1946

La famiglia di Giovanni Marchini è costretta ad emigrare per lavoro in Argentina ed è a Buenos Aires che il giovane si forma presso la bottega di un decoratore. Tornato in Italia, Marchini studia prima a Firenze, dove è allievo di Giovanni Fattori al Regio Istituto di Belle Arti, e poi a Venezia (dove frequenta la Scuola Libera del Nudo), a Roma (Accademia di Belle Arti) e a Napoli (dove si reca nel 1904 per conoscere la Scuola di Posillipo). Rientrato definitivamente in Romagna si dedica con intensità ad una pittura figurativa nei suoi casi migliori estremamente realistica (a volte quasi crudamente fotografica) che ha per temi principali la natura, gli animali e il mondo degli umili, spesso in simbiotica e simbolica unione. Tra il 1886 e il 1904 realizza molti schizzi su taccuino che riportano aspetti della vita quotidiana con una grafia quasi arida e immune da estetismi o cerebralismi. Nel 1901 si ispira all’omonimo racconto di Lev Tolstoj per realizzare l’opera Il cavallo narratore che gli dà fama nazionale e ottiene il plauso dello scrittore stesso. Dai primi anni Dieci affianca all’attività di pittore quella di decoratore (affreschi in Palazzo Paganelli Rivalta di Terra del Sole del 1910-11, nella Chiesa di San Francesco a Forlì del 1913 e altri successivi non solo in Romagna) dove si nota un affrancamento dalla poetica verista e simbolista a favore di essenzialità più novecentesche. Nel 1920 fonda il Cenacolo Artistico Forlivese, nel 1922 espone alla Permanente di Milano e nel 1925 alla Biennale Romana. L’attrazione per il mondo naturale si traduce in numerose opere che compone soprattutto nei mesi estivi trascorsi nell’Appennino tosco-romagnolo. Dopo la morte, i suoi lavori vengono esposti in importanti mostre di carattere nazionale che sottolineano via via gli aspetti macchiaioli, veristi, simbolisti e novecenteschi dell’artista. Nel 1996 si tiene a Forlì una mostra documentaria di tutto il suo lavoro. Radicalmente e fedelmente ancorato a una concezione della pittura come strumento di verità e di umanistica partecipazione alla vita, Marchini si è sempre tenuto lontano da movimenti e tendenze.

(F.B.)

Bibliografia essenziale

M. Azzolini, Giovanni Marchini, Bologna s.d.
Giovanni Marchini 1877-1946
con testi di A. Emiliani, M. P. Fabbri
Forlì 1996

Fondi

eredi Marchini, Forlì

News

In Povero fiore, probabile opera degli anni Dieci per le sue tangenze con un clima di ascendenza largamente preraffaellita che l’artista declinò anche in prove incisorie, il fotografico verismo del volto si sfuma in una atmosfera onirica che prelude ad esiti del ritorno alla pittura degli anni Ottanta.

2021-01-22T10:54:36+00:00agosto 4th, 2015|Artisti, M|