BACCARINI DOMENICO

//BACCARINI DOMENICO

BACCARINI DOMENICO

Faenza, 1882 – 1907

Meteora e mito del primo Novecento faentino e romagnolo, Domenico Baccarini si è espresso con il disegno, la pittura, la scultura e, per motivi forse contingenti, anche con la ceramica. La sua breve e intensa vita è stata di riferimento per i coetanei compagni di studio faentini poi accomunati sotto il titolo di “cenacolo baccariniano”: Ercole Drei, Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Giovanni Guerrini e Giuseppe Ugonia, tra gli altri. Formatosi alla Scuola di Arti e Mestieri di Faenza, Baccarini si iscrive nel 1900 all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove conosce Raoul dal Molin Ferenzona, Giovanni Prini, Giovanni Costetti, Pellizza da Volpedo e Lorenzo Viani. Nel 1904 si reca a Roma per frequentare la Scuola del Nudo dell’Accademia di Francia e rinsalda i rapporti con Giovanni Prini, nella cui casa conosce Gino Severini, Umberto Boccioni e Giacomo Balla. Esegue illustrazioni per i giornali “La Patria” e “Avanti della Domenica”. Nel 1906 partecipa alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Internazionale di Milano per l’apertura del Sempione. È apprezzato da Vittorio Pica e conosce lo scrittore Antonio Beltramelli del quale illustrerà varie opere. Dopo vari e vani tentativi di ottenere un sussidio o un incarico che lo sollevi da una condizione di vita oltremodo precaria, Baccarini si dedica alla ceramica presso le Fabbriche Riunite di Ceramiche di Faenza (1906) e ritenta l’avventura romana proponendo cartoline per la “Casa del Pane” di Giuseppe Sangiorgi.
Povertà, costante stato di incertezza e salute malferma lo portano precocemente alla morte nel 1907. Questi tragici aspetti – unitamente alle evidenti premesse di una brillante carriera come disegnatore e scultore (più ondivaga è la sua attività di pittore) e alla sua fruttuosa fuoriuscita dall’angusto clima romagnolo di quegli anni con le frequentazioni romane e milanesi – hanno fatto di Baccarini un mito affascinante, tenebroso e dalle forti tinte. A tutto questo va poi aggiunta la parimenti dolorosa storia d’amore con la bella popolana Elisabetta Salvolini, detta Bitta. Conosciutala nel 1903, Baccarini ne diviene immediatamente il convivente e ne fa la sua musa ispiratrice ritraendola in tanti atteggiamenti, soprattutto dopo la nascita della figlia Maria Teresa. La Bitta abbandonerà Baccarini e la figlia nel 1906 per l’artista imolese Amleto Montevecchi e morirà, anch’essa molto giovane, di febbre puerperale alla quarta gravidanza nel 1909. Un feuilleton destinato a imprimere sulla figura di Baccarini il marchio indelebile dell’artista puro e disarmato, oppresso da cupi presagi e impedito alla vita, all’amore e al successo. Tuttavia, Baccarini, prodigiosa, sincretica e originale carta assorbente di tante tendenze e suggestioni culturali dei suoi anni (dalle persistenze di un verismo ottocentesco al divisionismo fino a cadenze grafiche in sintonia con l’Art Nouveau e ad un simbolismo di marca europea) dimostra, proprio negli anni della convivenza con Bitta, un significativo allontanamento da quegli abissi della disperazione e del dolore, magistralmente tradotti con un uso efficace ed inequivocabile del bianco e nero, che sembrano morbosamente attirarlo. Sono gli anni delle ceramiche policrome inneggianti alla bellezza della natura, della figura femminile, di bimbi colti in atteggiamenti giocosi e di una serie di disegni dedicati alla moglie e alla figlia in cui la felicità e la facilità del vivere paiono sorprendere, per un attimo, anche l’artista stesso.[/three_fourth]
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(F.B.)

Bibliografia essenziale

Domenico Baccarini. Catalogo generale delle sculture e dei dipinti con i disegni dalle collezioni comunali di Faenza
a cura di S. Dirani e C. Spadoni, catalogo della mostra alla Loggetta Lombardesca di Ravenna e alla Pinacoteca Comunale di Faenza
Milano 2007

Fondi

Pinacoteca Comunale, Faenza

News

Se in Notte amorosa sono ancora evidenti le tangenze con il clima simbolista e in La Bitta che allatta Maria Teresa un descrittivismo che sottolinea l’umile ambiente in cui vive una sorta di triste “Madonna dei poveri”, nella serie dei disegni dedicati alla moglie e alla figlia, Baccarini soprassiede ad ogni opera di intellettualizzazione per tentare di cogliere istanti irripetibili: più con taglio fotografico che con le ricercate pose, quasi teatrali, che contraddistinguono le sue opere più famose.

2021-01-22T10:37:03+00:00agosto 6th, 2015|B|