Domenico Rambelli, il volume del segno

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Domenico Rambelli, il volume del segno

a cura di Annamaria Bernucci
Castel Sismondo piazza Malatesta, 23 aprile – 10 luglio 2016
all’interno della Biennale del Disegno di Rimini

Domenico Rambelli (Faenza 1886 – Roma 1972) è conosciuto per essere uno dei più originali scultori del ‘900; ma fu anche un disegnatore di rara capacità. Rambelli pensa da scultore, tutto il suo agire d’artista pulsa verso la forma e il volume. La sua lingua è intimamente monumentale e la sua scultura si tende in superfici larghe e sintetiche, in espansione fluida e dinamica, come un’onda. Ma la trasformazione della materia avviene per gradi, si modella sulla carta, in una miriade inesausta di disegni e di prove, una successione di immagini che testimonia una volontà raffinatissima di fare secondo un preciso stile che rivela ancora oggi inusuali, inediti, potenti esiti.
Il ruolo assunto dal disegno per l’intero arco di produzione artistica dello scultore faentino è talmente pregnante da poter essere considerato tra i più rappresentativi del ‘900 italiano. Figura umana, -volto e corpo- sono perno di una ricerca ed esercizio di forma e di progettazione che non rimane solo legato alla sua attività di scultore. E’ un suo plasmare con la matita e con l’inchiostro, raggiungendo esiti unici di sintesi grafica che fa di questi disegni, sia schizzi su blocchetti sia stesure dove raffina fitti contrasti di luce e ombra o distende segni filiformi, a creare la sua vera sperimentazione. Profili e volti piegano sovente ad una vis caricaturale e ironico-grottesca come espressione di un’acuta indagine della realtà che Rambelli compie in acuti passaggi dal naturalismo a forme sintetiche. Ritratti che possiedono il vero -il vero fisionomico- ma che conducono verso un potenziale espressivo che rasenta umori espressionistici. Rubando l’anima agli effigiati.
Le opere proposte afferiscono a quella stagione che va dagli anni ’20 agli anni ’40 e che lo videro toccare originalmente anche l’art déco in alcuni pastelli del 1919-1920. Passaggi in successione che documentano nel laboratorio grafico di Rambelli affondi e conquiste, equilibrio e razionalizzazione sino alla esibizione di una plastica, fisica concretezza del segno. Rambelli cresce in quel vivaio di intelligenze che a Faenza tra fine ‘800 e primo’900 dapprima sotto la guida di Antonio Berti alla Scuola delle Arti e Mestieri poi per spontaneo aggregarsi attorno al talentuoso Baccarini (ma anche di Nonni, Drei, Guerrini, Calzi, Toschi, Ugonia) fece la storia non solo di una città vocata alle arti ma di una intera generazione e del suo respiro verso nuovi orientamenti estetici.
Rambelli aveva amato Michelangelo, Auguste Rodin, il belga Costantin Meunier; traghettò negli anni Venti una sintassi plastica stilizzata e già informata all’espressionismo del tedesco Ernst Barlach, tutto ciò in controtendenza rispetto al suo tempo. Fu apprezzato da Wildt, fu amico di Costetti, Viani e Carrà. “Amo la statuaria monumentale: una statuaria che illustri la nostra vita di passione e di azione in una forma che regga lo spazio” ebbe a dire. Compendiare nella sintesi della forma i tratti salienti dei personaggi, raggiungere un punto di equilibrio tra ridondanza di forme e movimento attraverso l’ astrazione diventa il principio ordinatore della sua ricerca.
Di Domenico Rambelli viene evocato spesso il linguaggio scultoreo monumentale e solenne (espresso nelle opere maggiori, cioè i monumenti di Viareggio, Brisighella e Lugo) che possiede un accento originalissimo ma che è il punto d’arrivo di un complesso lavoro preparatorio che ha come protagonista il disegno.
La Biblioteca Manfrediana di Faenza assieme alla Pinacoteca Comunale ha in dote un eccezionale corpus di disegni e documenti pervenuti in dono per volontà dello scultore nella città natale che costituisce assieme al nutritissimo lascito Ino Savini uno strumento elettivo per conoscere da vicino l’opera grafica rambelliana. Grazie alla sensibile collaborazione della direttrice dell’Istituto, Daniela Simonini, e di Silvia Fanti ora trentacinque grandi disegni incorniciati sono in mostra assieme ad una inedita selezione di ventisei disegni provenienti dallo studio dell’artista nel suo ultimo soggiorno a Roma (ex collezione Ennio Zingaro) confluiti poi nel mercato collezionistico privato.
Visti gli uni accanto agli altri diventano occasione irrinunciabile per accostarsi a Rambelli modernizzatore del linguaggio della scultura e del disegno, innovatore che seppe coltivare germi ribollenti di un gusto capace di travalicare i confini storici e entrare nell’universalità dell’arte.
Annamaria Bernucci

2016-04-21T14:21:33+00:00aprile 21st, 2016|News, News Domenico Rambelli|