ANGELO TORCHI

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ANGELO TORCHI

(Massa Lombarda, 1856 – 1915)

Nato da famiglia benestante, Angelo Torchi poté contare, per tutta la vita, sull’agiatezza garantita dalla cura dei beni di famiglia che gli permise di dedicarsi alla pittura in modo libero e disinteressato.

Nel 1869 si iscrive all’Istituto Artistico di Firenze e viene seguito, nel 1874, dalla famiglia, intenzionata ad assecondarlo nei suoi interessi artistici. A Firenze studia con Lorenzo Gelati, nel 1880 è a Napoli e a Capri dove frequenta la scuola di Alceste Campriani e dipinge paesaggi, nel 1881 torna Firenze dove inizia ad esporre soprattutto nelle manifestazioni della Società di Incoraggiamento delle Belle Arti.

Ogni anno, Torchi torna più volte in Romagna per provvedere alla gestione dei beni agricoli di famiglia e ne sono testimonianza i ricorrenti paesaggi di soggetto romagnolo. La conoscenza di Silvestro Lega e di Telemaco Signorini, unitamente alla frequentazione di Diego Martelli, lo conducono a scelte di campo in un ambito post-macchiaiolo dove prevalgono sentimenti regionalisti e di umanitarismo populista.

Nel 1885 trascorre parte dell’estate nella villa di Martelli a Castiglioncello dove esegue studi dal vero e nel 1886 partecipa alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno. Nel 1887 espone Milano e a Firenze “Grande tronco”, opera di notevoli dimensioni e significativo esempio di una raggiunta maturità artistica. A Firenze continua a frequentare Luigi Gioli, Angiolo Tommasi, Silvestro Lega, Plinio Nomellini e Giorgio Kienerk. Tra il 1889 e l’inizio del 1891 soggiorna a Parigi, per l’occasione dell’Esposizione Universale, e a Londra per poi trasferirsi a Genova per dipingere con Nomellini e Kienerk gli aspetti della riviera ligure. Frequenta anche Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli. Dai primi anni Novanta, fin verso il 1896, si avvicina al Divisionismo: “Grano al sole” del 1891-92, “San Miniato al Tedesco”, “Il tram rosso”. E’, questo, il momento del suo maggiore rinnovamento e il più noto e apprezzato dalla critica.

Nel 1895, espone alla Annuale della Società di Belle Arti di Firenze con Nomellini e Pellizza da Volpedo.

Morti Lega nel 1895 e Martelli nel 1896 e chiusa la parentesi divisionista, Torchi allenta la sua tensione creativa e si avvia verso un isolamento tanto artistico quanto personale. Nel suo studio di Firenze continua, anche con pastelli, a eseguire vedute e ritratti che poco aggiungono alla sua produzione precedente se non per un senso di disfacimento della materia pittorica e per una evanescenza delle immagini ritratte che tuttavia non riescono ad assurgere a testimonianza significativa nel mutato panorama artistico dei primi anni del secolo. La sua ultima apparizione è alla Biennale di Venezia del 1914.

Nonostante abbia fatto parte del clima post-macchiaiolo e divisionista, abbia partecipato a varie biennali veneziane e a importanti mostre a Torino (Prima Triennale di Torino), Milano (Esposizione Permanente), Firenze, Bologna, Livorno, Roma (Esposizione Romana), Faenza (Esposizione Torricelliana) e sia stato inserito negli Archivi del Divisionismo del 1968 e e nella mostra del 1990 curata da Gabriella Belli e Franco Rella (“L’età del divisionismo”), Torchi rimane un artista dimenticato o, quanto meno, poco conosciuto.

 

(f.b.)

 

 

Bibliografia essenziale

 

Piero Dini e Alberto Tabanelli, L’arte di Angelo Torchi 1856-1915, Trento, s.d.

Fonti

Collezione Alberto Tabanelli, Bologna

 

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2022-03-18T10:02:55+00:00marzo 18th, 2022|Artisti, T|