Faenza, 1949
Cesare Reggiani ha iniziato una carriera nel campo del fumetto d’autore e della illustrazione verso la fine degli anni Settanta. I suoi primi fumetti, tra i quali si ricorda l’albo “Le Dieci Esperienze di Orino Vientellio”, vengono pubblicati in Italia, Francia e Spagna. Come illustratore esordisce nel campo della fantascienza e poi si afferma nel campo della illustrazione editoriale e della comunicazione producendo le immagini per innumerevoli copertine di libri, per libri illustrati e per riviste d’immagine oltre che per manifesti, calendari e campagne pubblicitarie. In questa attività collabora con i maggiori editori italiani ed esteri. Conosce e intrattiene rapporti di amicizia con illustratori come Karel Thole, Paolo Guidotti e Ferenc Pintér. La sua attività si espande nel campo della progettazione della immagine di ambienti architettonici, stand fieristici, mostre d’arte e show room. Nel 1998 tiene una vasta mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Insegna all’Istituto Albe Steiner di Ravenna e all’ISIA di Faenza. Nel 2008 pubblica il libro illustrato “Unocadirò” (limericks personali illustrati a china) dove emerge una sua caratteristica vena umoristica. L’interesse per il dialogo tra immagine e letteratura (già ben presente nella sua attività fumettistica e illustrativa) lo porta a illustrare la raccolta poetica “Canti della stagione alta” di Paolo Melandri e “Daimon”, con testo dello stesso autore, del 2014. Dai primi anni Novanta si dedica con intensità alla pittura ed espone in Italia, Francia (Parigi 2000 e 2004), Olanda (Roermond 2002, 2006, 2008 e 2010), Germania (Berlino 2009 e 2011 e Karlsruhe 2012) e Stati Uniti d’America (2009). Da questi stessi anni alterna la residenza a Faenza con quella a Parigi. I soggetti, variati e ripetuti, dei suoi quadri sono edifici enigmatici (potenti e solenni per dimensione e basiche forme e dalle superfici immacolate) che sorgono da una nuova geografia ottenuta accostando laghi alpini ai mari del sud e vegetazioni da clima mediterraneo alle più alte vette. Gli unici abitanti di questo strano mondo sono animali solitari, esemplari di specie in via di estinzione o pronte a ripopolare di nuovo la terra. Su tutto un percepibile silenzio. Questo climax e questo mix sono il repertorio iconografico di cui Reggiani si serve per esprimere un rimpianto e un desiderio. Un rimpianto e un desiderio di mistero.
(FB)
Bibliografia
Cesare Reggiani. Esperienze
testi di F. Giromini
Faenza 1998
Cesare Reggiani
con testo di F. Bertoni, catalogo della mostra alla Galleria Romanet di Parigi
Faenza 2004
P. Facchina, Cesare Reggiani. Incanto senza tempo
catalogo delle mostre alla Galleria Immaginaria di Firenze e alla Galleria Immaginaria Walter Bischof
Arezzo 2011
Fondi
studio dell’artista, Faenza
News
In Istrice della laguna, Laguna dei pini e Passaggio del fuoco Reggiani – con una tecnica pittorica oggettiva alla Magritte, poiché deve rendere plausibile l’inverosimile – opera un collage mentale di terre, di cieli, di mari, di colossali costruzioni passate al vaglio del minimalismo e dell’incanto di un momento. L’avvitarsi di una tartaruga nell’acqua, il clangore prodotto dagli aculei di un istrice, il cielo turchino visto in trasparenza tra i verdi aghi di un pino marittimo, il soffio rosa di un volo di fenicotteri tornano ad essere degni di attenzione.