(Rimini, 1897 – 1967)
Edoardo Pazzini si forma all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi maestro di disegno nel 1917, ma l’influenza e gli insegnamenti maggiori li riceve dallo zio Norberto Pazzini (1856-1936) – noto artista allievo dell’altrettanto lodevole Nino Costa, esponente di punta della pittura romana dell’Ottocento e apprezzato paesista che ha contribuito a diffondere le idee naturalistiche tra i membri della scuola dei macchiaioli – accanto al quale lavora per diverso tempo. Dopo la guerra, in cui combatte tra il 1917 e il 1918, inizia ad insegnare disegno in numerose scuole: prima ad Ivrea, poi a Forlì, San Marino, Verucchio, e infine a Rimini.
Nonostante la sua formazione romana Pazzini decide di vivere prevalentemente fra Rimini e Verucchio, frequentando l’amico, vivace intellettuale e apprezzato pittore, Luigi Pasquini, tra le strade dell’amata Romagna. La sua pittura è affiancata, soprattutto tra gli anni Venti e gli anni Quaranta, da una partecipazione impegnata ai dibattiti e alle manifestazioni culturali cittadine, in occasione dei quali adotta sempre posizioni conservatrici e maldisposte nei confronti di ogni forma di innovazione e sperimentazione artistica.
Le esperienze innovative del Novecento che Pazzini aveva incontrato nel suo soggiorno romano, non trovano infatti il favore del pittore romagnolo. Avverso sia alle sperimentazioni delle Avanguardie del primo Novecento, sia all’esperienza del Ritorno all’Ordine, mantiene la sua impronta conservatrice tanto debita all’esperienza riminese.
Paesaggi con campi coltivati, uomini intenti in lavori agresti, strade con carri trainati da buoi, donne che lavano i panni nelle acque dei fiumi, sottili sagome di pioppi e rigogliose fronde di querce emergono sulla tela in colori sapientemente calibrati in tenui impasti materici. Dalla pacata luce del bel cielo riminese appaiono talvolta grigie velature malinconiche, dalle quali, tramite un gesto fresco e un tocco libero, emergono suggestivi sentori tardo romantici.
Sono numerose le mostre personali e collettive che celebrano il talento di Pazzini e l’affetto che dalle sue pitture emerge, distillato in attente composizioni e in affezionati scorci, trova felici risonanze e apprezzamenti nel gusto riminese, facilitando la diffusione delle tele sul territorio d’elezione di un indiscusso protagonista della pittura romagnola.
Nel 1935, presso la Sala dell’arengo a Rimini, le sue opere compaiono accanto ad altri illustri protagonisti della scena riminese, in “Mostra d’arte dei pittori Curugnani, Pasquini e Pazzini e dello scultore Morri”; le sue opere verranno esposte anche dopo la sua morte, comparendo nelle mostre a cura di Raffaele de Grada (Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’800 ad oggi, Ravenna 1974) e di Gabriello Milantoni (Progetto Novecento. 1: La pittura in Romagna: “vocazione adriatica”, Ravenna 1988).
(i.m.)
Bibliografia essenziale
Raffaele De Grada (a cura di), Pittura in Romagna dalla seconda metà dell’800 ad oggi, Catalogo Esposizione 1974, Pinacoteca Comunale di Ravenna, Loggetta Lombardesca 7 aprile – 16 giugno
M. Azzolini, B. Ghigi (a cura di), Edoardo Pazzini, Rimini 1968
Gabriello Milantoni (a cura di), Progetto Novecento. 1: La pittura in Romagna: “vocazione adriatica”, Edizioni Essegi, Ravenna 1988
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