Inizialmente influenzato dall'ambiente artistico bolognese di Alfredo Protti e di Giovanni Romagnoli e attento alla lezione dell'Impressionismo francese, Baroni opera con coerenza e continuità sul solco della tradizione naturalistica ottocentesca.
Nevio Bedeschi ha frequentato la Scuola di Disegno Tommaso Minardi di Faenza sotto la guida di Francesco Nonni e di Roberto Sella per poi ottenere il diploma di maestro d'arte all'Istituto Statale “G.Ballardini” di Faenza. Nel 1961 inizia una attività didattica (nel 1969 ottiene la cattedra di Disegno e Storia dell'Arte al Liceo Scientifico di Faenza) che proseguirà, dopo il pensionamento, come titolare dell'insegnamento di Storia dell'Arte all'Università degli Adulti di Lugo (dal 1985 al 1993) e dei Corsi di Pittura all'Università Aperta di Imola (dal 1994 a oggi).
Una vasta, sottaciuta, gamma di colori è stata utilizzata dall’artista per questa immagine del formarsi di un’onda. Colori più ricchi di quanto non appaia a un primo sguardo, sobrietà e asciuttezza espressiva, sottili sfumature cromatiche, il bianco della spuma illuminata nella notte da una luna che non appare e assenza della terra e di qualsiasi figura umana sono, per Benedetti, un modo per non dipingere realisticamente la scena ma per accentuare un’atmosfera incantata e spettrale.
Giampaolo Bertozzi, Borgo Tossignano, 1957
Stefano Dal Monte Casoni, Lugo, 1961
Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale Bertozzi e Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, non escludendo quelli culturali e artistici, in una messa in scena dai vivificanti rimbalzi senza fine in cui si alternano affondi nel degrado e rinvenimenti di superstiti o misconosciute bellezze, astrazione e figurazione, impermanenza ed eternità, storia e contemporaneità, immaginazione fantastica e precisa tecnica.
Del 1964 sono le prime “camere lenticolari” e, nello stesso anno, realizza la sua opera, forse, più significativa, “Scatola dei sentimenti”: un parallelepipedo monocromo che, aprendosi, permette il disvelarsi di precisissime forme sinusoidali, armoniche e quasi pulsanti.
Artista sperimentale e sempre borderline, Betti ha utilizzato materiali antichi e nuovi imprimendo al suo lavoro un singolare spirito di ricerca e di innovazione che ha trasmesso, col suo insegnamento, a generazioni di allievi.
Agricoltore a San Pietro in Vincoli e fotografo autodidatta, Ulisse Bezzi ha coniugato, fin dai primi anni Cinquanta, il lavoro quotidiano nei campi con una passione artistica che, se pur apprezzata da tempo nel mondo specialistico e amatoriale, ha solo recentemente conquistato l'attenzione del pubblico più vasto. Alla soglia dei suoi novant'anni è, infatti, stato contattato e visitato da rappresentanti della prestigiosa Keith De Lellis Gallery di New York, giunti in Italia e anche da altri fotografi, per acquisire opere significative da destinare ad una mostra sulla fotografia di tendenza neorealistica.
Alberto Bianchi fu figlio d’arte: la madre Anita Sangiorgi fondò la “Bottega Riminese degli Arazzi” e la rinomata “Scuola di Ricamo”. Nipote del famoso pittore Mosè Bianchi e cugino dell’artista Pompeo Mariani, celebri nell’arte dell’Ottocento, Alberto Bianchi assapora fin dalla più tenera età la passione per l’arte e per la cultura. Bianchi vince un “Pensionato artistico” grazie al quale inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove studia pittura con il maestro Antonio Mancini; nel 1920 si trasferisce poi a Milano, dove si afferma come pittore, illustratore di giornali e riviste e come cartellonista.
In tutte le sue opere Biancini mantiene salda la sua iniziale e più volte dichiarata dedizione alla tradizione italiana e al “vero”, prestando sempre scarsa attenzione alle estremizzazioni della ricerca scultorea e ceramica contemporanea. Questa fedeltà ad ideali di forma compiuta e alla grande tradizione dell’arte italiana fanno di lui un punto di riferimento nel panorama tra le due guerre e un maestro riconosciuto da diverse generazioni di artisti formatisi sotto il suo magistero all’Istituto d’Arte di Faenza.
In Briglia sul Bidente, quadro realizzato in occasione del Premio Campigna, la veduta del centro di Santa Sofia, diafana e bituminosa, è messa in secondo piano da un’utilitaristica opera idraulica illuminata da una gelida luce biancastra al fine di ribaltare abituali convenzioni iconografiche e per proporre uno scenario apocalittico, irreale, avvolto in una nebbia che offusca il sole, inquinato, invivibile e degno di un contemporaneo film fantascientifico.
Ormai svincolatosi da retaggi veristi e da esaltazioni celebrative, Boifava, in Testa di ragazza con trecce, mette in campo le sue abilità plastiche per stringere in poche significative sottolineature (le linee chiuse della bocca e degli occhi) un carattere particolare del soggetto ritratto.